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      Dopo un momento d’imbarazzo, m’inoltrai verso di lui, dicendo:
      – Vi domando perdono, signore. Sono molto pentito di ciò che feci, e spero vorrete perdonarmi.
      – Son lieto, di apprendere che sei pentito, Davide – egli rispose.
      La mano che mi porse era quella che avevo addentata. Non potei impedire al mio sguardo di posarsi un istante su una macchia rossa di quella mano, ma non così rossa come diventai io, incontrando sul viso di lui una sinistra espressione.
      – Come state, signorina? – dissi alla signorina Murdstone.
      – Ah, poveretta me! – sospirò la signorina Murdstone, offrendomi il cucchiaino del tè, invece della mano. – Quanto dureranno le vacanze?
      – Un mese, signorina.
      – A cominciar da quando?
      – Da oggi, signorina.
      – Ah! – disse la signorina Murdstone. – Allora, ecco un giorno già passato.
      Il calendario delle vacanze ella lo tenne così, ogni mattina annullando un giorno precisamente allo stesso modo. Con una certa ciera rannuvolata finché non giunse a dieci, ma quando poté toccare le due cifre, diventò più speranzosa, e come il tempo passava, persino faceta.
      In quel primo giorno io ebbi la disgrazia di farla piombare, benché di solito non andasse soggetta a simili debolezze, in uno stato di violenta costernazione. Andai nella stanza dov’ella si tratteneva con mia madre; e con gran cura mi presi in braccio il bimbo (che aveva solo pochi mesi) dal seno di mia madre. Immediatamente la signorina Murdstone cacciò uno strillo tale, che mancò poco non lasciassi cadere il piccino.
      – Mia cara Giovanna!


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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