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      Trascorse alcune ore, mi domandai se mi fosse difficile sciogliermi in lagrime allora, come pareva, e se avrei potuto piangere a casa – perché dovevo andare a casa per il funerale. Ricordo d’aver compreso ch’ero insignito d’una certa dignità di fronte agli altri ragazzi, e che ero importante nel mio dolore.
      Se mai figlio fu invaso dalla più profonda ambascia, fui io quello. Ma ricordo che quella importanza mi dava, in quel pomeriggio, mentre passeggiavo nella palestra e i ragazzi erano a scuola, una specie di soddisfazione. Vedendo che mi guardavano dalle finestre, mentre erano diretti in classe, mi sentii cospicuo, e assunsi un aspetto più afflitto, e camminai più lentamente. Quando, finita la scuola, uscirono e mi vennero incontro a parlarmi, mi giudicai piuttosto buono perché non assumevo delle arie con nessuno, e li trattavo tutti nell’identica maniera di prima.
      Dovevo arrivare a casa la sera appresso; e dovevo partire non con la diligenza, ma con la pesante vettura notturna, che si chiamava «La Massaia», ed era specialmente usata dai contadini che si fermavano nei luoghi intermedi della tratta. Non ci furono storie da narrare quella sera, e Traddles insistette molto per prestarmi il suo guanciale. Non so che giovamento credesse potermi dare, giacché avevo il mio; ma era tutto ciò che poteva darmi il poveretto, senza contare un foglio di carta da lettere pieno di scheletri, che mi regalò al momento della partenza, come un farmaco per le mie tristezze e un contributo alla quiete del mio spirito.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





Massaia Traddles