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      Eventi di data più recente si sono allontanati verso quella sponda dove riappariranno tutte le cose dimenticate; ma quello sta fermo come uno scoglio altissimo sull’Oceano.
      Sapevo che Peggotty sarebbe venuta in camera mia. La calma di quel giorno (era come una domenica, non so più quale) era necessaria ad entrambi. Si sedette al mio fianco sul mio lettino; e tenendomi la mano e a volte portandosela alle labbra, come avrebbe potuto fare col mio fratellino, mi disse, come meglio poteva, tutto ciò che aveva da dire su quanto era avvenuto.
      – Da lungo tempo –, disse Peggotty – non si sentiva bene. Non era felice, e aveva lo spirito inquieto. Quando nacque il bambino, pensai che si sarebbe rimessa, ma deperiva e diventava più cagionevole ogni giorno. Se ne stava sola, prima che nascesse il bambino, e piangeva; ma dopo soleva cantargli la ninna-nanna... e così piano, che una volta, sentendola, mi parve di sentire una voce in cielo, che si dileguasse.
      «Poi diventò, credo, più timida e più sgomenta. Una sola parola dura era come un colpo per lei. Ma con me era sempre la stessa. La povera padrona mia non cambiò mai con la sua stupida Peggotty, mai, mai.»
      Qui Peggotty si fermò, carezzandomi dolcemente la mano.
      – L’ultima volta che mi parve tornata quella di prima, fu la sera del tuo arrivo a casa, mio caro. Il giorno che te ne andasti, mi disse: «Non rivedrò più il mio caro figlio. Una voce mi dice che sarà così, lo so».
      «Fece di tutto per darsi coraggio, dopo. Molte volte, quando le si diceva che era spensierata e sventata, faceva le viste di crederlo; ma non era più quel tempo.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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