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      Presi una volta tutto il mio coraggio a due mani per domandare alla signorina Murdstone quando sarei tornato a scuola; ma ella mi rispose asciutta asciutta di credere che non ci sarei tornato più. E non mi fu detta altra parola. Ero ansioso di sapere che ne sarebbe stato di me, come pure ardeva di saperlo Peggotty; ma né io né lei potemmo raccogliere informazioni di sorta su questo capo.
      V’era un cambiamento nella mia condizione che, se per il momento la rendeva più tollerabile e meno disagiata, avrebbe dovuto darmi, se fossi stato in grado di valutarla giustamente, la maggiore inquietudine per l’avvenire. Si trattava di questo. La rigorosa soggezione alla quale ero sottoposto s’era completamente allentata. Non solo non ero più costretto a digerirmi tutta la mia noia nel salotto, ma molte volte, andandovi ad occupare il mio posto, ne ero allontanato con un aggrottamento di ciglia dalla signorina Murdstone. Lungi poi dal vietarmi la compagnia di Peggotty, purché me ne stessi lontano dal luogo onorato dalla presenza del signor Murdstone, non si cercava e non si chiedeva più dove mai m’andassi a rifugiare. In principio ebbi ogni giorno il timore ch’egli di nuovo volesse assumersi la cura della mia educazione, o che volesse dedicarvisi la signorina Murdstone; ma presto cominciai a pensare che le mie paure erano infondate, e che non dovevo aspettarmi che un abbandono assoluto.
      Non credo che questa scoperta allora m’addolorasse molto. Ero ancora stordito dal colpo della morte di mia madre, e in una specie di apatia per tutto ciò ch’era considerazione d’ordine diverso.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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