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      Feci una visitina alla tettoia di fuori, e vi trovai gli stessi granchi, gamberi, aragoste, presi dalla stessa mania di attanagliare il mondo in generale, nello stesso stato di conglomerazione, nello stesso loro cantuccio.
      Ma siccome non vedevo ancora l’Emilietta, domandai al pescatore Peggotty dove fosse.
      – A scuola – disse il pescatore Peggotty, asciugandosi dalla fronte il sudore che gli stillava per il trasporto del baule della sorella; – sarà a casa – e guardò l’orologio col cuculo – fra venti o trenta minuti. Tutti sentiamo la sua mancanza.
      La signora Gummidge gemé.
      – Allegramente, sposina! – esclamò il pescatore Peggotty.
      – Io la sento più di tutti – disse la signora Gummidge; – sono una povera donna solitaria e abbandonata, e lei è quasi l’unica che non mi contraria.
      La signora Gummidge, gemendo e scotendo il capo, si dedicò alle necessità del fuoco, che in quell’istante aveva bisogno d’esser soffiato. Mentre ella era così occupata, il pescatore Peggotty ci diede uno sguardo circolare, e disse sottovoce, con la mano alla bocca: «Il vecchio!». Da questo arguii che nessun miglioramento s’era avuto, dal tempo della mia ultima visita, nelle condizioni di spirito della signora Gummidge.
      La casa era, o sarebbe dovuta essere, incantevole come una volta; ma su me non faceva la stessa impressione. Ne ero piuttosto deluso. Forse perché l’Emilietta era assente. Conoscevo la via per la quale sarebbe tornata, e subito mi trovai incamminato a quella volta.
      Non passò molto che m’apparve in distanza una personcina, che riconobbi subito per l’Emilia, la quale, benché fosse cresciuta, era ancora piccoletta di statura.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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