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      – Mia cara – disse il signor Micawber – tuo padre era una brava persona, tutto considerato, e Dio mi scampi e liberi dal dirne male. Si dica pure quel che si vuole, noi non faremo mai... insomma, la conoscenza di un altro come lui. Nonostante la sua età aveva così belle gambe per le uose e un paio d’occhi in grado di leggere il carattere più minuto senza lenti. Ma egli, mia cara, applicò la sua massima al nostro matrimonio, che fu celebrato così prematuramente, che ancora non mi sono riavuto dalle spese.
      Il signor Micawber guardò obliquamente la signora Micawber, e aggiunse: «Non che io sia pentito; al contrario, amor mio». Dopo di che assunse per un
      minuto o due un atteggiamento grave.
      – L’altro mio consiglio, Copperfield – disse il signor Micawber – lo conosci. Rendita annua, venti sterline, spesa annua, diciannove sterline, diciannove scellini e sei pence: risultato, felicità. Rendita annua, venti sterline, spesa annua venti sterline, zero e sei: risultato, miseria. Il fiore è appassito, la foglia ingiallita, il dio del giorno tramontato sulla fosca scena, e... insomma sei per sempre sbaragliato. Come me!
      A far più evidente il suo esempio, il signor Micawber tracannò un bicchiere di ponce con aria di grande soddisfazione, e si mise a fischiare una canzone di caccia.
      Non mancai di assicurarlo che mi sarei scolpito in mente quei precetti, benché non ce ne fosse bisogno, giacché in quel momento m’avevano visibilmente commosso. La mattina dopo raggiunsi tutta la famiglia all’ufficio della diligenza, e la vidi, desolato, occupare i posti dell’imperiale, al di dietro.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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