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      Stando alla finestra quella stessa sera, mi sorprese e mi diede qualche inquietudine vedere il signor Micawber passeggiare a braccetto con Uriah; Uriah modestamente penetrato dell’onore che gli veniva fatto, e il signor Micawber blandamente solleticato d’estendere il suo patrocinio ad Uriah. Ma fui anche più sorpreso il giorno dopo, allorché, recatomi alle quattro, all’invito, appresi dal signor Micawber ch’egli era andato a casa di Uriah, a bervi un ponce con la signora Heep.
      – E ti dirò una cosa, mio caro Copperfield – disse il signor Micawber – il tuo amico Heep è un giovane che potrebbe essere presidente della Gran Corte. Se l’avessi conosciuto al tempo che le mie difficoltà erano giunte alla crisi, tutti i miei creditori, credo, sarebbero stati trattati molto meglio di come furono.
      Non potevo comprendere come si sarebbe potuto fare, sapendo che il signor Micawber non aveva loro pagato perfettamente nulla; ma non mi piaceva di parere indiscreto. Né osai di dire che m’auguravo che egli non fosse stato molto espansivo con Uriah, e neanche di domandargli se si fosse parlato molto di me. Temevo di ferire la suscettibilità del signor Micawber, o, in ogni caso, quella della signora Micawber, la quale era molto sensibile. Per tutto questo mi sentii a disagio, e ci ripensai spesso dopo.
      Avemmo un bel desinaretto: un magnifico piatto di pesce, un pezzo di rognone di vitella arrosto, salsicce in padella, una pernice e un budino: c’era il vino, c’era la birra; e dopo desinare la signora Micawber fece lei stessa con le sue mani un bel ponce caldo.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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