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      Per conseguenza non ero preparato, alle sette della mattina appresso, a ricevere la seguente comunicazione, datata alle ore nove e mezzo della sera, un quarto dopo che lo avevo lasciato:
      «Mio caro giovane amico,
      «Il dado è tratto... tutto è finito. Nascondendo la devastazione dell’affanno sotto la morbosa maschera dell’allegria, non ti ho informato questa sera, che non v’è speranza del vaglia. In queste circostanze, egualmente umilianti a sopportare, umilianti a contemplare e umilianti a riferire, ho saldato i miei impegni pecuniari contratti in questo locale, col rilasciare un chirografo, pagabile a quattordici giorni data, nella mia residenza, Pentonville, Londra. Quando sarà scaduto, sarà protestato. La folgore è imminente, l’albero deve cadere.
      «Che lo sciagurato che ti scrive, mio caro Copperfield, ti serva da faro nella traversata della vita. Si volge a te con questa intenzione, e con questa speranza. Se egli potesse credersi di tanta utilità, un raggio di luce arriverebbe, se mai, a penetrare nella desolata muda della sua rimanente esistenza, benché la sua longevità sia, ora (nella migliore delle ipotesi), estremamente problematica.
      «Questa è l’ultima comunicazione, mio caro Copperfield, che voi mai riceverete
      «Dal
      «Ramingo
      «MendicoWILKINS MICAWBER».
      Fui così turbato dal contenuto di questa lettera straziante, che corsi subito verso il piccolo albergo con l’intenzione di entrarvi, passandovi per andare a scuola, a tentar di addolcire il signor Micawber con una parola di conforto.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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