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      Agnese dice «No», ma io rispondo «Sì», e le dico che non può neppure immaginare quali tesori di dottrina abbia immagazzinati quell’essere meraviglioso, al posto del quale ella crede che anch’io, debole aspirante, possa col tempo arrivare. Egli non è mio intimo amico e protettore dichiarato come Steerforth; ma il mio rispetto per lui è illimitato. Specialmente mi domando che diventerà egli mai, quando lascerà la scuola, e che cosa farà mai l’umanità permettergli qualche altro a riscontro.
      Ma chi veggo ora? La signorina Shepherd, che io amo.
      La signorina Shepherd è nella pensione delle signorine Nettingall. Io adoro la signorina Shepherd. È una piccola ragazza con una giacchettina, il viso tondo, e i capelli ricci biondo-dorati. Le piccole allieve delle signorine Nettingall vengono anch’esse nella cattedrale. A me non riesce di guardare nel libro, perché debbo guardare la signorina Shepherd. Quando canta il coro, io non sento che la Signorina Shepherd. Nell’ufficio inserisco mentalmente il nome della signorina Shepherd; la metto tra la Famiglia Reale. A casa, nella mia camera, sono a volte mosso a gridare, in uno slancio d’amore: «Oh, signorina Shepherd!».
      Per qualche tempo, non sono certo dei sentimenti della signorina Shepherd, ma finalmente il Fato propizio ci fa incontrare alla scuola di ballo; e io e la signorina Shepherd formiamo una coppia. M’avviene di toccare il guanto della signorina Shepherd, e sento un brivido corrermi dal braccio destro, lungo la manica, fino alla cima dei capelli.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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