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      Due o tre volte anche m’aggiro melanconico e miserabile intorno a quella casa, dopo che tutta la famiglia è andata a letto, domandandomi qual sia mai la camera della maggiore delle signorina Larkins. Mi figuro quale sia la camera della signorina Larkins (e scambiandola, ora lo posso dire, con quella del signor Larkins) e augurandomi che scoppi un incendio, che la folla raccolta urli atterrita, e che io, aprendomi a precipizio il varco con una scala, possa appoggiarla contro la sua finestra, salvarla nelle mie braccia, risalir a cercar qualche cosa da lei dimenticata, e perire nelle fiamme. Perché io generalmente son disinteressato nel mio amore, e credo che sarei contento di segnalarmi al cospetto della signorina Larkins, e spirare. Generalmente, ma non sempre. Talvolta più fulgide visioni mi si levano innanzi. Quando mi vesto (l’occupazione di due ore) per un gran ballo dato in casa Larkins (che ho aspettato da tre settimane), abbandono la mia fantasia a piacevoli immagini. Mi figuro d’esser tanto coraggioso da fare una dichiarazione alla signorina Larkins. Mi figuro che la signorina Larkins m’abbandoni la testa sulla spalla e dica: «Oh, signor Copperfield, posso credere alle mie orecchie?». Mi figuro il signor Larkins che mi aspetta il giorno dopo, e dice: «Mio caro Copperfield, mia figlia m’ha detto tutto. La giovinezza non è un impedimento. Ecco dodicimila sterline. Siate felici!». Mi figuro mia zia che si intenerisce, e ci benedice; e il signor Dick e il dottor Strong sono presenti alla cerimonia del matrimonio.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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