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      Dovevo occupare l’appartamentino due giorni dopo, e la signora Crupp disse che ringraziava il Cielo di aver trovato qualcuno al quale accudire.
      In via verso l’albergo, mia zia m’informò che essa fidava sicuramente che la mia nuova vita m’avrebbe ispirato fermezza e fiducia in me stesso, le sole cose che m’erano necessarie. Ripeté questo parecchie volte il giorno dopo, negl’intervalli delle nostre disposizioni per il trasporto della mia biancheria personale e dei miei libri dalla casa del signor Wickfield. Intorno a questo e al mio recente viaggio di diporto, scrissi ad Agnese una lunga lettera della cui consegna s’incaricò mia zia, la quale doveva partire il giorno appresso. Per non allungare questi particolari, basterà solo aggiungere che ella mi provvide largamente di quanto poteva occorrermi per tutte le necessità durante il mese di prova; che Steerforth, con gran mio rammarico e di mia zia, non si fece vedere prima della partenza di lei; che io vidi mia zia sicuramente insediata nella diligenza di Dover, esultante, con Giannina al fianco, all’imminente cacciata degli asini trasgressori; e che quando la diligenza si mosse, volsi i miei passi verso l’Adelphi, pensando al tempo in cui m’aggiravo intorno ai suoi sotterranei e ai fortunati eventi che m’avevano tratto felicemente alla superficie.
     
     
      XXIV.
      IL MIO PRIMO BAGORDO
     
      Era meravigliosamente bello possedere quel superbo castello, e provare, chiudendo la porta, lo stesso sentimento di Robinson Crusoe, che si chiudeva nella sua fortezza, tirandosi dietro la scala.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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