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      Positivamente idoli. Innanzi ai meriti, alla intelligenza, e così via. Ma queste sono idee astratte. Il Sangue invece, no. Noi vediamo il Sangue in un naso, e lo riconosciamo. Lo incontriamo in un mento, e diciamo: «Eccolo, questo è il Sangue». È positivo, è materia di fatto. Si tocca col dito. Non c’è dubbio di sorta.
      Il signore che sorrideva sempre e che s’era preso Agnese, mi parve che affrontasse la questione con maggiore penetrazione.
      – Oh, perbacco, sapete – disse quel signore, guardando intorno alla tavola con un sorriso di idiota – non si può rinunciare al Sangue, no! Il Sangue si deve avere, si deve. Alcuni giovani, possono mostrarsi un po’ al di sotto della loro condizione, forse, in fatto d’educazione e di condotta, e condursi un po’ male, si sa, e trovarsi essi e gli altri in un gran numero di difficoltà, eccetera, eccetera; ma è sempre un piacere, perbacco, considerare che hanno nelle loro vene il Sangue. Quanto a me preferirei sempre d’essere atterrato da uno che avesse in sé il Sangue, che non da uno che non ne avesse.
      Questo sentimento, che concentrava la questione generale in un guscio di noce, fu accolto con unanime soddisfazione, e segnalò grandemente l’oratore, finché le signore si ritirarono. Notai allora che il signor Gulpidge e il signor Henry Spiker, mantenutisi fino a quel momento a distanza, avevano formato una lega difensiva contro di noi, che rappresentavamo il loro comune nemico, e si scambiarono un dialogo misterioso attraverso la tavola, per la nostra completa disfatta.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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