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      Arrivando alla porta, mentre s’apriva al lattaio, che faceva il suo giro pomeridiano, mi ricordai più fatalmente ancora del signore e della signora Micawber.
      – Bene – diceva il lattaio a una domestica giovanissima. – S’è pensato al mio conticino?
      – Oh, il signore dice che se n’occuperà subito – fu la risposta.
      – Perché – disse il lattaio, continuando come se nessuno gli avesse risposto, e parlando, a giudicar dal suo tono, piuttosto per l’edificazione di qualcuno chiuso in casa che per la giovanissima domestica: impressione questa che mi fu confermata dalla maniera con cui fulminava occhiate su per il corridoio – perché quel conto s’è spinto tanto innanzi, che comincio a credere se la voglia svignare addirittura, e che un bel giorno non se ne senta più nuova. Ora, sai, io non potrei sopportarlo! – disse il lattaio, levando sempre più la voce, perché di dentro si sentisse, e fulminando il corridoio.
      C’era un aspro contrasto tra il mite soggetto del suo commercio e i suoi modi, che sarebbero stati meno violenti in un macellaio o in un liquorista.
      La voce della piccola domestica divenne fioca, ma, dal moto delle labbra, mi parve ancora che mormorasse che al conto si sarebbe pensato subito.
      – Ti dico una cosa – disse il lattaio, fissandola per la prima volta e prendendola per il mento: – ti piace il latte? – Sì, mi piace – ella rispose.
      – Bene – disse il lattaio: – allora domani non lo avrai. Hai capito? Domani non avrai una goccia di latte.
      Mi parve ch’ella sembrasse lieta, dopo tutto, di averlo in quel momento.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





Micawber