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      – Il signore e la signora Micawber! – ripetei. – Ma io li conosco intimamente.
      Un doppio colpo battuto opportunamente alla porta di strada, nel modo che conoscevo bene per il tempo passato a Windsor Terrace, e che non avrebbe potuto esser battuto che dal signor Micawber, mi trasse da ogni dubbio sulla presenza colà dei miei vecchi amici. Pregai Traddles di dire al suo padrone di casa di salire. Traddles lo chiamò dal pianerottolo, e il signor Micawber, che non era cambiato minimamente, con le uose, il bastone, il solino e l’occhialetto, lo stesso come sempre – entrò nella stanza con aria nobilmente gioviale.
      – Vi chieggo scusa, signor Traddles – disse il signor Micawber, con la sua antica inflessione di voce, cessando di canterellare un’arietta... – Non sapevo che ci fosse qualcun altro, estraneo a questa abitazione, nel vostro santuario.
      Il signor Micawber mi salutò con un leggero inchino, e impresse un giro al mento nel solino.
      – Come state, signor Micawber? – dissi.
      – Signore – disse il signor Micawber. – voi siete molto cortese. Sono nello statu quo.
      – E la signora Micawber? – continuai.
      – Signore – disse il signor Micawber – anche lei, grazie a Dio, nello statu quo.
      – E i figliuoli, signor Micawber?
      – Signore – disse il signor Micawber – son lieto di poter rispondere ch’essi godono, similmente, i benefici della salute.
      Fino a quel momento, il signor Micawber non m’aveva affatto riconosciuto, benché mi stesse perfettamente di fronte. Ma poi, vedendomi sorridere, considerò i miei lineamenti con maggiore attenzione, si trasse indietro, esclamò: «Possibile!


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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