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      – Ecco la marea che s’abbassa, se ne va.
      – Barkis, caro! – disse Peggotty.
      – Clara Peggotty Barkis – egli esclamò con un filo di voce: – la più buona donna del mondo.
      – Guarda! C’è qui il signorino Davy! – disse Peggotty, che lo vide aprir gli occhi. Ero sul punto di chiedergli se mi riconoscesse, quando egli tentò di stendere il braccio, e disse distintamente, con un sorriso:
      – Barkis ha intenzione!
      E se n’andò con la bassa marea.
      XXXI.
      UNA PERDITA PIÙ GRAVENon mi dispiacque, arrendendomi alle preghiere di Peggotty, di rimanere a Yarmouth, finché la spoglia mortale del povero vetturale non avesse fatto il suo ultimo viaggio a Blunderstone. Da molto tempo, coi propri risparmi, ella aveva comprato un pezzo di terreno nel nostro vecchio cimitero accanto alla tomba della sua «cara padrona», come chiamava sempre mia madre; e ivi doveva riposare il corpo di suo marito.
      Quando ci ripenso ora, sento che non potevo esser più contento di quel che fossi veramente allora nel tener compagnia a Peggotty e nel far per lei tutto ciò che potevo fare, per quanto fosse poco. Ma temo che la mia maggiore soddisfazione la derivassi dall’esame del testamento di Barkis, e dalla chiosa che ne feci.
      Posso attribuirmi il merito di aver suggerito l’idea che il testamento si doveva ricercare nel baule. E dopo un po’, vi fu trovato, infatti, in fondo a un sacchetto d’avena per il cavallo; nel quale, oltre l’avena, fu scoperto un vecchio orologio d’oro con catena e suggelli, sfoggiato da Barkis nel giorno del suo matrimonio, e non visto mai più, né prima né dopo; un riempipipa d’argento in forma di gamba; un limone finto, pieno di minuscole tazzine è sottocoppe, che Barkis aveva comprato, immagino, quando io ero bambino, per farmene un dono, senza trovar poi il coraggio di separarsene; ottantasette ghinee e mezzo, in ghinee e mezze ghinee; duecentodieci sterline, in banconote perfettamente nuove; alcune azioni della Banca d’Inghilterra; un vecchio ferro di cavallo, uno scellino falso, un pezzetto di canfora, e un guscio di conchiglia.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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