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      Non potei rispondere nulla, per quanto mi sforzassi.
      – Ogni sera – disse il pescatore Peggotty – appena si fa buio, si deve metter la candela dietro il solito vetro, perché se a lei avvenga mai di vederla, le paia che le dica: «Ritorna, figlia mia, ritorna». Se mai la sera senti picchiare alla porta di tua zia, Cam, con mano timida, non andare ad aprire. Che sia lei... non tu... a veder prima la mia povera figliuola.
      Camminò un po’ innanzi, e stette discosto da noi per alcuni minuti. In quell’intervallo, osservai Cam di nuovo, e scorgendogli in viso la stessa espressione, e l’occhio sempre fisso al chiarore lontano, gli toccai il braccio.
      Due volte lo chiamai a nome, in un tono col quale mi sarei provato a scuotere un dormiente, prima che egli mostrasse di sentirmi. Quando finalmente gli chiesi a che pensasse mai, egli rispose:
      – A ciò che mi sta davanti, signorino Davy, e a ciò che c’è laggiù.
      – Alla vita che hai dinanzi, intendi? – Egli aveva indicato vagamente il mare.
      – Sì, signorino Davy. Non so veramente; ma mi sembra che da laggiù debba venir la fine di tutto questo; – e nell’atto mi guardava come se si svegliasse, ma con lo stesso aspetto di fredda determinazione in viso.
      – La fine di che? – domandai, invaso dallo stesso timore di prima.
      – Non so – egli disse, pensoso; – ricordavo che qui è cominciato tutto, e che qui deve finire. Ma non ci pensiamo più, signorino Davy – egli aggiunse, come rispondendo e interpretando il mio sguardo: – non abbiate paura di me; ma sono così confuso, che mi sembra di non sapere se io esista più. – Il che equivaleva a dire che non aveva una chiara idea di se stesso.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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