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      Ella allora mi disse, a voce alta, con la primitiva freddezza, che era inutile discutere più oltre, e che era meglio troncare il colloquio. E si levò con aria di dignità per andarsene via dalla stanza, quando il pescatore Peggotty dichiarò che non serviva.
      – Non temete che io voglia disturbarvi ancora: non ho più nulla da dirvi, signora – egli osservò, avviandosi alla porta. – Son venuto qui senza speranza, e me ne vado senza speranza. Ho fatto ciò che credevo si dovesse fare, ma non speravo nulla di bene dal venire dove son venuto. Questa casa è stata maledetta per me e per i miei, e sarei pazzo a sperarne qualche cosa di bene.
      Dopo questo noi ce ne andammo, lasciando la signora Steerforth in piedi accanto alla poltrona, come una bella immagine in un nobile atteggiamento.
      Dovevamo, per uscire, traversare un vestibolo dal tetto e le pareti di vetro, sul quale s’arrampicava e s’intrecciava una pergola. Le foglie e i tralci erano allora verdi e, nel giorno radioso, le vetrate che davano sul giardino erano aperte. Rosa Dartle, arrivata tacitamente nel momento che noi uscivamo, si rivolse a me.
      – Bella cosa – disse – a condur quest’uomo qui!
      Tanta concentrazione di furore e di sprezzo, come quella che le oscurava il viso e le sprizzava dagli occhi neri, non avrei mai creduto possibile neanche in lei. La cicatrice fatta dal martello era, come avveniva sempre nei momenti di eccitazione dei suoi tratti, fortemente delineata. Quando il tremito che io avevo già notato l’agitò, essa vi portò la mano per reprimerlo, notando che io la guardavo.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





Peggotty Steerforth Dartle