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      E feci le viste d’interrompere a bello studio la mia animata conversazione, per brindare anch’io, e di ripigliarla immediatamente dopo. Incontrai gli occhi di Dora in quell’atto, e mi parvero pieni d’uno sguardo supplichevole. Ma quello sguardo mi giungeva di sul capo di Fedinerosse, e fui più duro d’un diamante.
      La giovinetta vestita di rosa aveva la madre vestita di verde, che ci separò, credo, con uno scopo politico. Comunque, vi fu uno sparpagliamento generale, mentre si raccoglievano gli avanzi del desinare; e me n’andai soletto fra gli alberi, colmo di dispetto e di rimorso. Stavo dibattendo fra me e me se dovessi fingere di sentirmi male e fuggire – non so dove – sul mio grigio corsiero, quando fui raggiunto da Dora e dalla signorina Mills.
      – Signor Copperfield – disse la signorina Mills, – voi siete triste.
      – Io? Ma per nulla affatto – risposi.
      – E tu, Dora – disse la signorina Mills, – anche tu sei triste!
      – Oh, mia cara, no, neppur per sogno.
      – Signor Copperfield, e tu, Dora – disse la signorina Mills, con un’aria quasi venerabile, – finitela. Non permettete a un futile malinteso di appassire i fiori della primavera, che, una volta appassiti, non rifioriscono più. Io parlo – disse la signorina Mills – con l’esperienza del passato... il remoto e irrevocabile passato. Le fontane zampillanti che scintillano al sole non debbono inaridirsi per un semplice capriccio; l’oasi del deserto di Sahara non dev’essere scioccamente distrutta.
      Sapevo appena quel che mi facessi, perché avevo la testa tutta in fuoco; ma presi la manina di Dora, e la baciai – ed ella mi lasciò fare.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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