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      Ci mettemmo a parlare degli affari di mia zia; e ad entrambe narrai ciò che avevo tentato di fare quella mattina.
      – Sei stato poco giudizioso, Trot – disse mia zia – ma la tua intenzione era buona. Sei un bravo ragazzo..., forse ora dovrei dire giovanotto... e sono orgogliosa di te, caro. Non c’è nulla da dire. Ora, Trot e Agnese, guardiamo di fronte la situazione di Betsey Trotwood, e vediamo qual sia.
      Osservai che Agnese diventava pallida, nell’atto che fissava attentamente mia zia. Mia zia, che carezzava il gatto, fissava intanto Agnese.
      – Betsey Trotwood – disse mia zia, che non aveva mai parlato con nessuno del suo denaro – ... non intendo parlare di tua sorella, Trot, ma di me... aveva una certa fortuna. Non importa dire a quanto ammontasse; una somma da viverci: un po’ più, anche; perché aveva risparmiato qualche cosa, ed era riuscita ad aumentarla. Per qualche tempo Betsey aveva amministrato la sua fortuna, e, poi, consigliata dal suo uomo d’affari, l’aveva impiegata in ipoteche. La cosa andò benissimo, e fruttò del buon interesse, ma poi le ipoteche furono rimborsate. Io parlo di Betsey come se fosse una nave da guerra. Bene! Allora Betsey dové cercare un nuovo impiego del suo denaro. Ella pensò, allora, d’esser più saggia del suo uomo d’affari, che non era più come una volta un buon uomo d’affari... alludo a tuo padre, Agnese, ... e si mise in testa d’amministrar da sola sua fortuna. Prese i suoi porcellini, come si dice, e li portò – disse mia zia – in un mercato straniero, e fu un disastro.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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