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      – Dell’appartamentino – rispose per me mia zia – non ci potremo liberare che fra altri sei mesi. Io ho un po’ di denaro contante; e credo che il meglio, ad onta di quella donna in cotone giallo, sia di rimaner qui fino alla scadenza, e di prendere nel vicinato una camera per Dick.
      Credetti mio dovere accennare al disagio che mia zia avrebbe sostenuto col vivere in un continuo stato di guerriglia con la signora Crupp; ma ella rispose alla mia obbiezione sommariamente, dichiarando che, al primo accenno di ostilità, era preparata a intontire la signora Crupp per tutto il resto dei suoi giorni.
      – Sono stata a pensare, Trotwood – disse Agnese con una certa esitazione – che se voi aveste tempo...
      – Io ho molto tempo, Agnese. Son sempre libero dopo le quattro o le cinque, e ho abbastanza tempo la mattina. In un modo o nell’altro – dissi, accorgendomi d’arrossire un poco al pensiero delle ore e ore sciupate andando a zonzo in città o andando e tornando sulla strada di Norwood – ho tempo a iosa.
      – Forse non vi piacerebbe – disse Agnese, avvicinandomisi e parlandomi sottovoce, con un tono così dolce e pieno di considerazione, che lo sento anche ora – l’impiego di segretario?
      – Perché non mi dovrebbe piacere. Agnese?
      – Perché – continuò Agnese – il dottor Strong ha finalmente messo a effetto il suo proposito di ritirarsi dall’insegnamento, ed è venuto a stabilirsi a Londra. So ch’egli ha chiesto a papà se non avesse un segretario da raccomandargli. Non credete ch’egli sarebbe più contento d’avere il suo antico e diletto scolaro, che altri?


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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