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      Son venuto soltanto per dirvi che se v’è qualche cosa che noi possiamo fare, nella circostanza attuale, la mamma e io, o Wickfield e Heep, noi faremo tutto quanto ci sarà possibile. Forse mi spingo troppo? – disse Heep con un orribile sorriso al suo socio.
      – Uriah Heep – disse il signor Wickfield, con sforzo e con monotonia – è molto attivo negli affari, Trotwood. Io approvo tutto ciò che dice. Sapete che vi voglio bene da tanto tempo: ma, a parte questo, approvo pienamente ciò che dice Uriah.
      – Per me è una grande soddisfazione – disse Uriah, contraendo una gamba, a rischio d’attirarsi un altro rabbuffo da mia zia – tanta fiducia. Ma mi lusingo d’essere in grado di far qualche cosa per alleviarlo dalle fatiche degli affari, signorino Copperfield.
      – Uriah Heep m’è di grande aiuto – disse il signor Wickfield, nello stesso tono di voce. – È un peso di meno per me, Trotwood, avere un socio come lui.
      Era quel volpone rossigno che gli faceva dir così, per mostrarmisi nell’aspetto che s’era assunto in casa mia, quella notte ch’era venuto a turbare il mio riposo. Gli vidi in faccia lo stesso sinistro sorriso, mentre non mi perdeva d’occhio.
      – Voi non ci lascerete, papà – disse Agnese, con ansia. – Poi ce ne andremo a piedi, accompagnati da Trotwood.
      Egli avrebbe consultato con lo sguardo Uriah, immagino, prima di rispondere, se quella degna persona non lo avesse prevenuto.
      – Io ho un appuntamento per affari – disse Uriah – altrimenti sarei stato felice di rimaner qui con i miei amici. Ma lascio il mio socio a rappresentare lo studio Wickfield e Heep.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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