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      – Mia cara, non anticipiamo i decreti del fato. Se son destinato a portare la parrucca, fisicamente almeno sono adatto – disse alludendo alla calvizie – per quella dignità. Non rimpiango – disse il signor Micawber – i miei capelli, e forse ne sono stato privato per uno scopo specifico. Chi sa! È mia intenzione, mio caro Copperfield, di educare mio figlio alla Chiesa; non nego che sarei felice per lui se in essa raggiungesse l’eminenza.
      – Alla Chiesa? – io dissi, pensando intanto a Uriah Heep.
      – Sì – disse il signor Micawber. – Egli ha una bella voce di testa, e comincerà come corista. La nostra residenza a Canterbury, e le nostre relazioni locali lo metteranno senza dubbio in grado di profittare di qualche posto vacante che potrà farsi un giorno o l’altro fra i cantori della cattedrale.
      Guardando di nuovo il signorino Micawber, vidi che aveva certa espressione di viso, la quale pareva indicare che avesse la voce dietro le sopracciglia; e appunto colà l’aveva allorché si mise a cantare «Il picchio verde che martella» (gli era stato ingiunto o di cantare o di andare a letto). Dopo parecchi complimenti sull’esecuzione di quel pezzo, si conversò su argomenti generali; e siccome io ero troppo colmo delle mie intenzioni disperate per non traboccare, partecipai al signore e alla signora Micawber la notizia del mutamento avvenuto nelle mie condizioni. Non posso dire quanto si dimostrassero entrambi dolenti all’idea delle difficoltà pecuniarie di mia zia; e come a un tratto diventassero doppiamente affabili e disinvolti.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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