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      – Come puoi farmi delle domande così sciocche? – disse Dora facendo il broncio. – Voler bene a un pezzente!
      – Dora, mia carissima Dora – dissi. – Quel pezzente sono io.
      – Come puoi essere così sciocco – rispose Dora, battendomi la mano – da venir qui a dirmi una cosa simile? Ti faccio mordere da Jip. I suoi vezzi infantili m’erano più che mai deliziosi, ma era necessario spiegarmi, e ripetei: – Dora, vita della mia vita, il tuo Davide è rovinato.
      – Dichiaro che ti farò mordere da Jip – disse Dora, scotendo i riccioli – se continui a dire delle sciocchezze.
      Ma avevo l’aspetto così grave che Dora cessò dallo scuotere i riccioli, e, mettendomi una manina sulla spalla, prima mi guardò sgomenta e ansiosa, poi cominciò a piangere. Che cosa terribile! Caddi in ginocchio innanzi al canapè, carezzandola, e supplicandola di non lacerarmi il cuore; ma, per qualche tempo, la povera piccola Dora non fece che esclamare: «Oh Dio! Oh Dio!» E «Ho tanta paura!» E «Dov’è Giulia Mills?» E «Oh, conducimi da Giulia Mills!» E «Vattene, per favore!», tanto che io ero fuor di me.
      Finalmente, dopo molti scongiuri e molte proteste, riuscii a farmi guardare in faccia da Dora. Ella era ancora spaurita, ma gradatamente la consolai, finché il suo viso non ebbe un’espressione di tenerezza e la sua morbida e leggiadra guancia non si posò contro la mia. Allora le dissi, tenendola stretta fra le braccia, quanto io le volessi bene, con quanta forza e con quanto ardore; come mi sembrasse giusto liberarla dalla sua promessa, perché ero diventato povero; come non avrei potuto sopportare l’idea di perderla; come non temessi la povertà, se neppur lei la temeva, fidando nella forza del mio braccio e del mio cuore ispirato da lei; come già lavorassi con un coraggio che nessun innamorato aveva mai conosciuto; come avessi cominciato ad esser pratico e a pensare all’avvenire; come un tozzo di pane guadagnato col sudore della fronte fosse più dolce d’un banchetto imbandito per diritto ereditario; e tante altre cose dello stesso genere, dette in un impeto di calorosa eloquenza della quale fui meravigliato io stesso, benché ci avessi pensato giorno e notte, fin dal momento che mia zia m’aveva fatto la sorpresa del suo arrivo.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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