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      Perciò mi misi rigorosamente a vigilarla.
      Ahi, la cara, tenera Dora, inconsapevole di quell’occhio di drago!
      – Ma fino a ieri sera – ripigliò la signorina Murdstone – non m’era riuscito di trovare alcuna prova. M’ero accorta che la signorina Spenlow riceveva troppe lettere dalla sua amica signorina Mills; ma la signorina Mills era sua amica con la piena approvazione di suo padre – un’altra occhiata significativa al signor Spenlow – e non avevo il diritto di immischiarmene. Se non m’è permesso alludere alla naturale depravazione del cuore umano, almeno posso... debbo anzi, avere il permesso di parlare, d’una fiducia mal collocata.
      Il signor Spenlow mormorò il suo consenso, in forma d’apologia.
      – Ieri sera, dopo il tè – continuò la signorina Murdstone – osservai il cagnolino saltare, correre e ringhiare per il salotto, intorno a qualche cosa. Dissi alla signorina Spenlow: «Dora, il cane che cosa ha in bocca? È carta?» La signorina Spenlow immediatamente si mise la mano al corpetto, diede improvvisamente un grido, si precipitò sul cane. Io m’interposi e dissi: «Dora, mia cara, permettete».
      Oh, Jip, bestia miserabile, quel rovescio era avvenuto per fatto tuo!
      – La signorina Spenlow tentò – disse la signorina Murdstone – di corrompermi con baci, ninnoli e oggettini di gioielleria... di questo non dico nulla. Il cagnolino, quando io m’avvicinai, si rifugiò sotto il canapè, e mi ci volle del bello e del buono per sloggiarnelo a forza di molle. Anche quando ne fu uscito, continuava a tenere stretta in bocca la lettera.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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