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      Cercai di strappargliela, con l’imminente pericolo d’averne un morso; ma la stringeva fra i denti con tanta forza che potei tenerlo sospeso in aria per mezzo di quel documento. Finalmente mi riuscì di strapparglielo. Dopo averlo letto, dissi alla signorina che molte lettere simili dovevano essere in suo possesso; e finalmente ottenni da lei il pacco che ora è in mano di Davide Copperfield.
      Qui ella tacque, e chiudendo di nuovo la borsa, e stringendo la bocca, assunse l’atteggiamento di chi può rompersi, ma non piegarsi mai.
      – Abbiamo sentito la signorina Murdstone – disse il signor Spenlow, volgendosi a me. – Ora mi permetto di chiedervi, signor Copperfield... se avete qualche cosa da dire in vostra difesa.
      L’immagine che avevo innanzi agli occhi del tesoro del cuor mio, che aveva pianto e singhiozzato tutta la sera – di lei abbandonata, desolata, infelice – di lei che aveva pietosamente supplicato e scongiurato quella donna dal cuore di pietra di perdonarle, facendo una vana offerta di baci, di ninnoli e gioielli – di lei, immersa in tanta angoscia per amor mio – diminuì molto, temo, quel poco di dignità che ero in grado di contrapporre al signor Spenlow. Temo che per qualche minuto tremassi come una foglia, benché facessi del mio meglio per dissimularlo.
      – Non ho nulla da dire, signore – io risposi tranne che tutta la colpa è mia. Dora...
      – La signorina Spenlow, se non vi dispiace – disse suo padre, maestosamente.
      – ... fu indotta e persuasa da me – continuai inghiottendo quella più fredda denominazione – ad acconsentire a questi sotterfugi, e io amaramente ne faccio ammenda.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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