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      Ma le zie di Dora s’abituarono subito a considerar mia zia come una donna eccentrica e di maniere alquanto maschili, ma di forte intelletto; e benché facesse di tanto in tanto arricciare il naso alle zie di Dora, con l’esprimere opinioni eretiche su vari punti di etichetta, mia zia mi voleva troppo bene per non sacrificar qualcuna delle sue singolarità all’armonia generale.
      Il solo individuo della nostra brigata, che positivamente rifiutava d’adattarsi alle circostanze, era Jip. Non vedeva mai mia zia senza mettere immediatamente in mostra tutti i denti, e rifugiarsi sotto una sedia a brontolarvi senza posa, dando di tanto in tanto un guaito, come se la presenza di lei fosse veramente di troppo per i suoi sentimenti. Erano stati provati con lui tutti i trattamenti possibili e immaginabili: carezze, sgridate, percosse, passeggiate a Buckingham Street (dove esso si slanciava immediatamente sui due gatti, con gran terrore di tutti i presenti); ma non si poté mai persuaderlo a tollerare la compagnia di mia zia. A volte giudicava d’aver sormontato ogni avversione, e si mostrava amabile per qualche minuto; ma ad un tratto levava su il naso, e si metteva ad abbaiare in modo, che non c’era altro rimedio che bendarlo e metterlo nello scaldavivande. Finalmente, Dora, tutte le volte che si annunziava una visita di mia zia, lo avvolgeva in un tovagliuolo e ve lo andava a chiudere senz’altro.
      Una cosa mi turbava molto, anche in questa dolce maniera di vita: che Dora fosse unanimemente considerata come un balocco o una bambola.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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