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      Che domande sciocche che mi fai!
      Così quando una volta dissi a Dora, con un’occhiata al Libro di cucina, che cosa avrebbe fatto, se fossimo già sposati, quando io le avessi chiesto di farmi un buon stufato all’irlandese, essa mi rispose che lo avrebbe detto alla domestica; e poi mi afferrò fra le manine le braccia, e rise con tanta grazia che era una vera delizia vederla;
      Per conseguenza, il principale uso al quale servì il Libro di cucina, fu di esser messo in un angolo per far da piedistallo a Jip. Ma Dora fu così lieta, quando esso imparò a starvi di sopra, senza tentar di andarsene, o nello stesso tempo a tener il portamatita in bocca, che io fui soddisfatto di aver fatto quella spesa.
      E ritornammo alla custodia della chitarra, e al disegno dei fiori, e alle canzonette sulla gioia di danzar sempre, tra la là! ed eravamo felici tutta la settimana. Di tanto in tanto pensavo di avventurarmi a dire alla signorina Lavinia, che essa trattava la diletta del cuor mio un po’ troppo come un balocco; e a volte mi ridestavo, per dir così, meravigliandomi di scoprire che ero caduto nel difetto generale, trattandola anch’io come un balocco. – a volte, ma non spesso.
      XLII.
      MALVAGITÀ
      So bene che non starebbe a me, anche se questo manoscritto non fosse destinato che a me solo, ricordare con quanta tenacia continuassi ad applicarmi alla terribile arte della stenografia, cercando di progredirvi sempre, per corrispondere all’attesa di Dora e alla fiducia delle sue zie. Aggiungerò soltanto a ciò che ho già scritto della mia perseveranza al lavoro in quel periodo, e della paziente e instancabile energia che allora cominciavano a maturarsi in me, e che so ora formano la parte solida del mio carattere, se si può parlare di solidità, che proprio in quelle qualità io trovo le basi della mia buona riuscita.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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