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      Nella sua voce e nelle sue maniere v’era un’insopportabile affettazione di zelo pietoso, più odiosa – almeno ai miei occhi – della più sfrontata impudenza.
      – Ho sentito l’imperioso dovere, signorino Copperfield – disse Uriah – di partecipare al dottore quello di cui io e voi ci siamo già intrattenuti. Ma voi non mi avete capito interamente.
      Gli scoccai un’occhiata, ma non gli risposi una parola; e avvicinandomi al mio vecchio e buon maestro, dissi poche frasi che volevano essere di conforto e d’incoraggiamento. Egli mi mise la mano sulla spalla, come era solito fare con me ragazzo, ma senza levar la testa quasi canuta.
      – Siccome voi non m’avete capito, signorino Copperfield – ripigliò Uriah nello stesso tono zelante – io posso prendermi la libertà di ricordare umilmente, trovandomi fra amici, che ho richiamato l’attenzione del dottore sulla condotta di sua moglie. È proprio mal volentieri, Copperfield, vi assicuro, che io mi trovo mischiato in una faccenda così spiacevole; ma il fatto sta che tutti ci troviamo mischiati in ciò che non vorremmo. È questo che vi volevo dire, quando non m’avete capito.
      Mi domando ora, ricordando quel suo sguardo bieco, perché non lo afferrassi per il collo e non gli facessi esalar l’ultimo respiro.
      – Forse non mi son spiegato bene – egli continuò – o forse non vi siete spiegato voi. Naturalmente, non si voleva, né l’uno, né l’altro, approfondire la cosa. Ma finalmente ho deciso di parlar chiaro; e ho detto al dottor Strong che... Che cosa dite, signore?


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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