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      – Soltanto io so, Trot, quanto valga quell’uomo! – osservava orgogliosamente mia zia, allorché se ne parlava. – Dick farà ancora di più.
      Prima di chiudere questo capitolo, bisogna che passi a un altro soggetto. Mentre in casa del dottore c’erano ancora gli ospiti, osservai che il portalettere ogni mattina portava due o tre missive per Uriah Heep, che rimaneva a Highgate con gli altri, essendosi in tempo di vacanza. L’indirizzo era sempre di mano del signor Micawber, che adottava per gli affari il rondo. Ero lieto di conchiudere, da quei leggeri indizi, che il signor Micawber se la passava bene; e quindi fui molto sorpreso il giorno che ricevei la seguente lettera da parte della sua amabile moglie:
     
      «Canterbury, lunedì sera.
      «Indubbiamente sarete meravigliato, mio caro signor Copperfield, di ricevere questa lettera. Forse lo sarete ancora più dal suo contenuto, e molto più ancora dalla preghiera di segreto assoluto che mi onoro di farvi. Ma i miei sentimenti di moglie e di madre han bisogno d’uno sfogo; e giacché non voglio consultare la mia famiglia (già poco favorevole alle idee del signor Micawber), non conosco altri che il mio amico ed ex-pensionario al quale ricorrere per consiglio.
      «Voi forse sapete, mio caro signor Copperfield, che fra me e il signor Micawber (che io non abbandonerò mai), ha regnato sempre un sentimento di reciproca fiducia. Il signor Micawber avrà potuto di tanto in tanto firmare una cambiale senza consultarmi o inesattamente informarmi sul termine della scadenza.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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