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      La mia cara è diventata un vero manichino. Ogni momento vien chiamata per provarsi qualche cosa. Noi non possiamo stare insieme cinque minuti in pace la sera, senza che qualche donna importuna non venga a picchiare alla porta, e a dire: «Per piacere, signorina Dora, volete venire un momento su?».
      La signorina Clarissa e mia zia vanno vagando per tutta Londra, per trovare dei mobili che noi dopo dobbiamo andare a vedere. Sarebbe meglio se li comprassero addirittura, facendo a meno della cerimonia di collaudo; perché quando andiamo a vedere un parafuoco e un copripiatto, Dora scorge una casettina cinese per Jip, con de’ campanelli in alto, e compra quella. E ci vuole parecchio tempo per abituare Jip alla sua nuova residenza, dopo che l’abbiamo comprata: tutte le volte che vi entra o n’esce, ne fa sonare, con suo gran terrore, tutti i campanelli.
      Arriva Peggotty per rendersi utile, e si mette immediatamente a lavorare. Sembra che la sua missione sia di pulire e ripulire continuamente ogni cosa. Sfrega ogni oggetto che si può sfregare, finché non lo vede rilucere, come riluce la sua onesta fronte. E di tempo in tempo, io veggo suo fratello errar solo la sera a traverso le vie oscure, fermo a guardare tutte le donne che passano. Io non gli parlo mai a quell’ora; so benissimo, quando lo incontro grave e solitario, ciò che cerca, e ciò che teme.
      Perché Traddles ha una ciera così importante oggi venendo a trovarmi al Commons, dove io vado ancora di tanto in tanto, per amor delle apparenze, quando ho tempo?


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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