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      E pure non mi sembra possibile! Passiamo una giornata deliziosa, e siamo estremamente felici. Ma tutto mi sembra un sogno. Non riesco a raccogliermi; non riesco a frenare la mia felicità. Mi sembra d’essere in una condizione nebulosa e malferma; come se mi fossi levato presto una quindicina di giorni prima, e non fossi andato ancora a letto. Non riesco a capire quando fu ieri. Mi pare d’essere andato errando per parecchi mesi con la licenza in tasca.
      Anche il giorno dopo, allorché andiamo tutti in gruppo a veder la casa – casa nostra – quella mia e di Dora – non sono in grado di considerarmene il padrone. Mi par di vedere da un momento all’altro arrivare il vero padrone e sentirmi dire che è lieto di salutarmi. E che bella casa che è, con tutti gli arredi lucidi e nuovi; coi fiori sui tappeti, che sembrano colti un momento fa, e le foglie verdi sulla carta delle pareti, che sembrano spuntate in quell’atto; con le cortine di mussolina immacolata, e i mobili di pudibondo color di rosa, e il cappello fiorito di Dora col nastro azzurro – ricordo, ora, come le volevo bene in un altro cappello simile quando la vidi la prima volta – già sospeso al suo piccolo piolo; e la custodia della chitarra che se ne sta a suo agio sul predellino in un angolo; e tutti che ammirano la pagoda di Jip, troppo grossa in proporzione della casa.
      Un’altra serata felice, un altro sogno come gli altri, e furtivamente entro nella solita stanza prima d’andarmene. Dora non c’è. Immagino che stia ancora a provarsi qualche cosa.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





Dora Dora Jip