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      La signorina Lavinia s’affaccia, e mi dice misteriosamente ch’ella non tarderà molto. Ma intanto ritarda: e finalmente sento un fruscio alla porta, e qualcuno picchia.
      Dico: «Avanti!»; ma si ode di nuovo un picchio.
      Vado alla porta, meravigliato; ed ecco incontro un paio d’occhi lucenti e un viso tutto rosso: sono gli occhi e il viso di Dora; è la signorina Lavinia che l’ha vestita con l’abito di domani, cappello e tutto, per farmela vedere. Mi stringo al petto la mia piccola moglie: e la signorina Lavinia dà un piccolo strillo perché faccio cadere il cappello, e Dora ride e piange insieme, perché sono così gioioso; e tutto sembra più che mai un sogno.
      – Ti piace, Doady? – dice Dora. – Bello! Altro se mi piace!
      – E sei sicuro che mi vuoi molto bene? – dice Dora.
      Questa domanda è carica di tanto pericolo per il cappello, che la signorina Lavinia dà un altro piccolo strillo, e m’avverte che Dora può essere, sì, guardata; ma per nessuna ragione al mondo, toccata. Così Dora rimane un paio di minuti in un delizioso atteggiamento di confusione per essere ammirata; e poi si leva il cappello (come è più graziosa senza!) e se ne va con esso in mano; e ritorna ballando con le vesti di tutti i giorni; e domanda a Jip se io ho una bella mogliettina, e se perdonerà alla sua padroncina che si marita, inginocchiandosi per farlo star ritto sul Libro di cucina, per l’ultima volta, nella sua vita di nubile.
      Vado a coricarmi, più incredulo che mai, in una cameretta fissata nelle vicinanze; e m’alzo presto la mattina per andare a Highgate a prendere mia zia.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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