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      A questo punto, si udì il tintinnìo del campanello, e il rumor dei passi dei visitatori che uscivano.
      – Certo, è finito – disse il Vecchio Soldato, dopo aver origliato; – quel caro angelo ha firmato, suggellato, e consegnato tutto, ed ora si sente in pace. E così sia! Che gran cuore! Annie, amor mio, vado nello studio a leggermi il giornale, perché non resisto a stare senza notizie. Trotwood, Davide, venite a vedere il dottore.
      Scorsi il signor Dick, che chiudeva il coltello, in piedi nell’ombra, nell’atto che accompagnavamo la signora Markleham nello studio; e mia zia che si stropicciava il naso, come una specie di sfogo della sua insofferenza del nostro amico il militare; ma non seppi mai chi fosse entrato prima nello studio, o come la signora Markleham si fosse a un tratto sdraiata nella poltrona, o come io e mia zia fossimo stati lasciati insieme accanto alla porta. Forse i suoi occhi furono più rapidi dei miei, ed ella mi tenne di proposito indietro. Ma questo io so – che vedemmo il dottore prima che egli ci vedesse, occupato al tavolino fra i grossi volumi dei quali si compiaceva, la testa poggiata tranquillamente sulla mano. Che nello stesso istante vedemmo entrare la signora Strong pallida e tremante. Che si teneva al braccio del signor Dick. Che questi mise una mano sul braccio del dottore, il quale si riscosse e levò gli occhi con aria distratta. Che, come il dottore mosse la testa, sua moglie gli cadde su un ginocchio ai piedi, con le mani giunte in atto di preghiera e nel viso la stessa memorabile espressione di quella sera famosa.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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