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      Pure, sempre con la speranza di arrivare, con mia piena soddisfazione, a traverso quella fase intermedia, a un tempo di perfetta simpatia fra Dora e me e di completa «formazione del suo spirito», perseverai per mesi e mesi. Ma alla fine m’accorsi che, benché mi fossi mantenuto in tutto quel tempo un vero riccio o un istrice, irto della mia determinazione, non avevo ottenuto un bel nulla, e cominciai a pensare che forse lo spirito di Dora era di già formato.
      Riflettendoci meglio, la cosa mi parve così probabile, che abbandonai il mio progetto, che mi era parso più bello in teoria che all’atto pratico; e risolsi d’allora in poi d’esser soddisfatto di mia moglie-bimba, e di non tentar più di trasformarla con nessun metodo. Ero veramente stanco della mia sagacia e della mia prudenza solitarie, e di veder la mia diletta compressa e mortificata. Così un giorno comprai un bel paio d’orecchini per lei e un collare per Jip, e mi diressi a casa risoluto a riuscirle gradito.
      Dora fu lietissima di quei piccoli doni, e mi baciò teneramente; ma v’era fra noi una nube, benché leggera, e io avevo risoluto che non ci dovesse essere. Se una nube non si fosse potuta evitare, me la sarei tenuta per l’avvenire in me stesso.
      Mi sedetti sul canapè accanto a mia moglie, e le misi gli orecchini; e poi le dissi che temevo che da qualche tempo non ci fossimo fatta buona compagnia reciproca, come prima, e che la colpa era mia. Sinceramente lo dicevo, e veramente era così.
      – Il fatto sta, cara la mia Dora – dissi – che ho cercato di divenir ragionevole.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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