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      – Non sarebbe un gran castigo – disse Rosa Dartle – per i vostri delitti. Sapete ciò che avete fatto? Pensate mai alla casa che avete riempita di desolazione?
      – Passa mai notte o giorno che io non ci pensi? – esclamò Emilia. E in quel momento la potei vedere in ginocchio, con la testa indietro, il pallido viso con gli sguardi in alto, le mani fortemente intrecciate e sollevate, la chioma sciolta sulle spalle. – Vi è stato mai un solo minuto, nella veglia o nel sonno, ch’essa non mi sia stata innanzi agli occhi appunto come nei giorni che la lasciai per sempre? O casa, casa mia! O caro, mio caro zio, se tu avessi saputo l’angoscia che mi avrebbe data il tuo amore quando sarei cascata nel male, non mi avresti voluto sempre così bene; tu ti saresti almeno qualche volta mostrato crudele verso di me, perché potessi avere qualche conforto. Io non ho nessuno, nessun conforto sulla terra, perché tutti, tutti mi vollero sempre bene! – Ella cadde a faccia a terra, innanzi all’imperiosa donna seduta, sforzandosi con un gesto supplichevole di prenderle un lembo della gonna.
      Rosa Dartle la contemplava inflessibile, immota come una statua di bronzo. Stringeva le labbra, come se fosse costretta a frenarsi – scrivo ciò che sinceramente credo – per non colpir col piede la bella creatura prostrata. La vedevo distintamente, e tutta la forza del suo viso e del suo carattere sembrava concentrata in quell’espressione.
      Ed egli non veniva mai!
      – La ridicola vanità di questi vermi di terra! – ella disse, quando, riuscita a dominare l’irata agitazione del petto, poté rischiar di parlare.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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