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      .. o meglio ancora, in un’oscura morte. Mi meraviglio, da poi che il vostro cuore innamorato non s’è infranto, che non abbiate trovato il mezzo per calmarlo. Credo, si son dati altri casi, che non sia difficile trovarlo.
      Un pianto lento, da parte di Emilia, a questo punto la interruppe. Ella si fermò e si mise ad ascoltarlo, come se fosse musica.
      – Io sono d’uno strano carattere, forse – continuò Rosa Dartle – ma non posso respirare liberamente nell’aria che voi respirate. Per me è morbosa. Perciò voglio che sia liberata dalla vostra presenza; che non sia infettata da voi. Se domani starete ancora qui, divulgherò la vostra storia e le vostre imprese in tutti gli appartamenti. Vi sono delle donne oneste in questa casa, mi dicono; e sarebbe un peccato che uno splendore pari al vostro dovesse stare fra loro e rimaner nascosto. Se andandovene di qui, cercate un altro rifugio in questa città celando il vero esser vostro, vi farò lo stesso servizio, appena avrò notizia del vostro ritiro. Dichiarate chi siete, e non avrete fastidi da me. Con l’aiuto d’una persona che non è gran tempo aspirava alla vostra mano, son certa di tenervi a posto.
      Ed egli non si vedeva ancora! Per quanto tempo ancora dopo dovevo sopportar quella scena? Per quanto ancora avrei potuto tollerarla?
      – Ohimè, ohimè! – esclamava la misera Emilia, in un tono che avrebbe commosso il cuore più duro, credo, ma non l’inflessibile sorriso di Rosa Dartle. – Che debbo fare, che debbo fare?
      – Che dovete fare? – rispose l’altra.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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