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      – Ragazza siamese, signore. Su, piccolo elefante.
      Il piccolo elefante spalancò la porta del salotto, che, vidi, era stato trasformato in una camera da letto per Omer, il quale non poteva esser facilmente trasportato in su; e poi chinò la bella fronte, e la picchiò, coi lunghi capelli pendenti, contro lo schienale della poltrona a ruote.
      – L’elefante cozza, sapete, signore – disse Omer, con una strizzatina d’occhio – quando mira a un oggetto. Uno, elefante. Due. Tre!
      A questo segnale il piccolo elefante, con una destrezza che era quasi meravigliosa in un animale così piccolo, fece correr rapidamente la poltrona con Omer, e la mandò a rotar lontano nel salotto, confusamente, senza toccar lo stipite della porta, mentre Omer si mostrava straordinariamente soddisfatto di quella evoluzione, seguendomi con l’occhio all’uscita, come se quel rotolìo fosse il successo trionfale degli sforzi di tutta la sua vita.
      Dopo una passeggiatina per la città, mi diressi alla casa di Cam: Peggotty si era completamente stabilita con lui; e aveva appigionato la sua casetta al successore di Barkis, che l’aveva ben pagata per la clientela, il carro e il cavallo. E credo che viaggiasse ancora lo stesso pigro cavallo già condotto da Barkis.
      Li trovai tutti in una cucina assai nitida, insieme con la signora Gummidge, che lo stesso pescatore Peggotty era andato a chiamare dal vecchio battello. Credo che nessun altro avrebbe potuto indurla a disertare il suo posto. Evidentemente egli aveva loro narrato tutto. Tanto Peggotty quanto la signora Gummidge avevano i grembiuli agli occhi, e Cam era appunto in quel momento uscito «a fare un giretto sulla spiaggia». Tosto fu di ritorno, lietissimo di vedermi.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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