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      – Se non m’inganno, signor Traddles – continuò il signor Micawber, – ciò che conto di fare è una rivelazione molto importante.
      – Sommamente importante – disse Traddles.
      – Forse in tali circostanze, signori e signora – disse il signor Micawber – voi mi farete il favore di farvi guidare, per il momento, da uno, che, comunque indegno di esser considerato diversamente di un relitto sulla sponda dell’umana natura, e per quanto sfigurato nella sua forma originale da errori individuali e dalla forza cumulativa di un concorso di circostanze, è pur sempre un vostro simile.
      – Noi abbiamo un’assoluta fiducia in voi, signor Micawber – dissi – e faremo ciò che vi piace.
      – Signor Copperfield – rispose il signor Micawber – la vostra fiducia non è, nelle presenti circostanze, mal collocata. Io vi prego di accordarmi di potervi precedere per soli cinque minuti d’orologio, e poi di ricevere la presente compagnia, che chiederà della signorina Wickfield, nello studio di Wickfield e Heep, dove sono impiegato.
      Mia zia e io guardammo Traddles, che fece un cenno di approvazione.
      – Per ora non ho più nulla da dire – osservò il signor Micawber.
      E così dicendo, con mia grande meraviglia, ci comprese tutti in un inchino generale e scomparve. L’avevo visto colmo d’uno straordinario sussiego e col viso pallidissimo.
      Traddles sorrise soltanto e scosse il capo (coi capelli irti sul cranio), quando lo guardai chiedendogli una spiegazione; così, come ultimo espediente, cavai di tasca l’orologio per contare i cinque minuti.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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