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      Signor Copperfield, certo voi sapete ch’egli è stato sempre molto umile.
      Era singolare veder come la madre si aggrappasse al vecchio sistema, mentre il figlio lo respingeva lungi da sé come inutile.
      – Mamma – egli disse, mordendo irosamente il fazzoletto che gli avvolgeva la mano – faresti bene a prendere un fucile carico e a spararmelo addosso.
      – Ma io ti voglio bene, Uriah! – esclamò la signora Heep. E certamente gli voleva bene, com’egli lo voleva a lei, per quanto possa sembrar strano, giacché essi formavano una coppia bene appaiata. – Io non posso sentirti insultare questo signore, peggiorando la tua condizione. L’ho detto subito al signore, quando m’ha detto per la scala che tutto si era scoperto, che tu saresti stato umile e avresti cercato d’accomodar le cose. Oh, vedete, come sono umile io, signori! Non gli badate!
      – Vedi Copperfield, mamma – egli ribatté iroso, puntando l’indice verso di me, che egli perseguiva con tutta la sua avversione, stimandomi il primo motore della scoperta, della qual cosa non mi curai di disingannarlo: – vedi Copperfield, ti avrebbe dato cento sterline per sapere meno della metà di quanto tu hai spifferato.
      – Non posso far diversamente, Uriah – esclamò sua madre. – Non posso vederti esposto al pericolo dell’alterigia. Sii umile, come sei sempre stato.
      Egli rimase per un po’ a mordere il fazzoletto, e poi mi disse con un ghigno:
      – Avete qualche altra cosa da dire? Continuate. Perché mi guardate?
      Il signor Micawber tosto riprese la lettura, lieto di ridarsi a un compito da cui derivava tanta soddisfazione.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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