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      Primo, mi consegnerete subito l’atto con cui il signor Wickfield vi faceva la consegna dei suoi beni.
      – E se non l’avessi? – egli interruppe.
      – Ma voi l’avete, e perciò è inutile affacciar dei dubbi – disse Traddles. – E non posso fare a meno dal confessare che quella fu la prima volta che io resi veramente giustizia al chiaro intelletto e al semplice, paziente, pratico buon senso del mio vecchio compagno di scuola. – Allora – egli proseguì – voi dovete prepararvi a rendere tutto ciò che ha uncinato la vostra rapacia, e a restituirlo fino all’ultimo centesimo. Tutti i libri e le carte debbono rimanere in nostro possesso; tutti i conti e tutte le garanzie, tutto insomma.
      – Sì? Io non so – disse Uriah: – debbo aver tempo a pensarci.
      – Bene – rispose Traddles – ma, nel frattempo, e finché tutto non venga regolato secondo i nostri desideri, noi staremo qui in possesso di tutto; e vi pregheremo, e all’occorrenza vi costringeremo, a stare nella vostra camera, senza comunicare con chicchessia.
      – Non lo farò – disse Uriah, con una bestemmia.
      – La prigione di Maidstone è un luogo più sicuro di detenzione – osservò Traddles; – e benché la legge possa esser più lenta a reintegrarci nel nostro diritto, e non sia in grado di reintegrarci nella stessa vostra misura, cioè completamente, non v’è dubbio ch’essa vi punirà. Voi lo sapete meglio di me. Copperfield, andate al Guildhall a chiamare due guardie.
      A questo punto, la signora Heep si mise di nuovo a gridare e a piangere ai piedi d’Agnese, pregandola d’intercedere in loro favore, dicendo che egli era molto umile, e che tutto era vero, e che se egli non avesse fatto ciò che noi volevamo, l’avrebbe fatto lei; e così via, straziata e tremebonda per il suo diletto.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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