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      Mio caro ragazzo, spero che tu ti senta forte.
      – Sto bene – dissi, dopo una pausa. – Noi abbiamo ora il dovere di pensare anche a mia zia. Tu sai tutto quello che ha fatto.
      – Certo, certo – rispose Traddles. – Chi può dimenticarlo?
      – Ma anche questo non è tutto – dissi. – Da un paio di settimane ha dovuto soffrire qualche altro affanno; e le è toccato di partire tutti i giorni. Parecchie volte è uscita la mattina presto, ed è stata assente fino a sera. Ieri sera, Traddles. pur avendo innanzi il viaggio di oggi, era quasi mezzanotte quando ritornò a casa. Tu sai quanta sollecitudine ella abbia per gli altri. E non mi dice che cosa le dà tanta ambascia.
      Mia zia, molto pallida, e con profonde rughe sul viso, rimase immobile sulla sedia finché non tacqui; poi qualche lagrima le rigò le gote, ed ella mi prese la mano.
      – Non è nulla, Trot, non è nulla. Non se ne parlerà più. Poi lo saprai. Ora, cara Agnese, occupiamoci delle nostre faccende.
      – Io debbo fare al signor Micawber la giustizia di dire – cominciò Traddles – che, sebbene non abbia saputo mai lavorare per proprio conto, sembra ch’egli sia un uomo della massima attività quando lavora per gli altri. Non ho conosciuto mai un altro che gli somigliasse. Il calore che ha continuamente mantenuto, l’impeto col quale s’è immerso giorno e notte fra le carte e i libri, per non dir dell’immenso numero di lettere che ha scritto da questa casa a casa del signor Wickfield, e spesso a traverso il tavolino quando mi era seduto di fronte e avrebbe potuto più facilmente parlarmi, è veramente straordinario.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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