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      Discesi all’antico albergo, e poi andai a vedere il mare, stentando a camminar per la via, che era sparsa di sabbia e di alghe e di grossi fiocchi di spuma, evitando le tegole che cadevano, e aggrappandomi alla gente che incontravo, negli angoli scossi dalla tempesta. Vidi presso la spiaggia, non soltanto i pescatori, ma metà della popolazione di Yarmouth appiattata dietro gli edifici. Qualcuno, di tanto in tanto, sfidava la furia della tempesta per dare un’occhiata al mare, e poi, provando a tornare indietro a zigzag, veniva deviato e spinto violentemente dal vento.
      Entrando in quei crocchi, sentii gemere le donne che avevano i mariti in mare alla pesca delle aringhe o delle ostriche. Non era temerario pensare che molte barche fossero state colate a picco prima d’aver potuto riparare in qualche punto. Dei vecchi marinai brizzolati scotevano il capo, consultando il mare e il cielo, e parlandosi sottovoce. C’erano armatori agitati e inquieti; crocchi di fanciulli che cercavano di leggere nelle facce degli adulti; inoltre dei vigorosi marinai, turbati e ansiosi, che, dietro i ripari, puntavano i cannocchiali verso il mare, come in vedetta del nemico.
      Lo spettacolo del mare, allorché mi fu possibile contemplarlo, nella violenza del vento che m’accecava, della sabbia e delle pietre che mi volavano intorno, e del terribile strepito, mi annichili. Alte muraglie d’acqua s’avanzavano a corsa, come se volessero inghiottire la città, e poi crollavano spumando. Sembrava che le onde, ritirandosi con un rauco muggito, aprissero delle caverne nella spiaggia, come per minare la terra.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





Yarmouth