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      – Che c’è? – gridai.
      – Un naufragio! Qui vicino!
      Saltai dal letto, e chiesi: – Che naufragio?
      – D’una goletta spagnuola o portoghese, carica di frutta e di vino. Fate presto, signore, se volete vederla. Si teme ogni momento che vada ad urtare contro la spiaggia.
      Sentii quella voce eccitata discender la scala gridando. Mi vestii più rapidamente che potei e corsi fuori.
      Vidi molta gente correre innanzi a me nella stessa direzione, alla spiaggia. Corsi anch’io, lasciandomi indietro molti, e tosto mi trovai al cospetto del mare in furia.
      Il vento s’era un po’ calmato, forse, ma quale calma! Come se il cannoneggiamento dei cento cannoni del sogno fosse stato diminuito col silenzio di una dozzina. Ma il mare, che era stato agitato tutta la notte, era infinitamente più terribile di quando l’avevo visto l’ultima volta. Pareva si fosse gonfiato da per tutto: l’altezza alla quale arrivavano i cavalloni che si precipitavano gli uni sugli altri, esercito formidabile diretto contro la riva, era spaventosa.
      Nella difficoltà d’udir altro che non fosse il vento e il mare, e nella folla, e nell’indicibile confusione, e nei miei primi sforzi per resistere all’intemperie, ero così, stordito che cercai sul mare la goletta, e non vidi altro che le creste schiumose dei cavalloni. Un marinaio seminudo, che mi stava accanto, puntò il braccio nudo (sul quale una freccia tatuata indicava la stessa direzione) a sinistra della spiaggia. Allora, o gran Dio, vidi benissimo la disgraziata goletta!
      Uno degli alberi era rotto, a sei o sette piedi dal ponte, steso sul fianco, in un viluppo di vele e di gomene; e tutta quella rovina, mentre la nave roteava agitata senza un istante di posa e con una violenza incredibile, le sbatteva sul fianco come per sventrarla.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





Dio