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      LVI.
      LA NUOVA FERITA E L’ ANTICANon era necessario, o Steerforth, dirmi nell’ultimo nostro colloquio – che ero assai lungi dal pensare dovesse segnare la nostra definitiva separazione – non era necessario dirmi: «Pensa a me con indulgenza!». Io l’avevo sempre fatto, e non potevo ora, dinanzi a simile spettacolo, condurmi diversamente.
      Fu portata una barella, e, disteso su di essa e coperto d’una bandiera, egli fu sollevato e portato verso il paese. I portatori l’avevano conosciuto, l’avevano accompagnato nelle sue escursioni, vedendolo sempre allegro e baldanzoso. Lo portarono a traverso il terribile mugghio del mare, tacito convoglio in mezzo a quel tumulto, fino al villino dove già era la Morte.
      Ma quando ebbero deposta la barella sulla soglia, si guardarono l’un l’altro, e guardarono me, e si bisbigliarono qualche cosa. Indovinai che cosa. Compresero che non era giusto deporlo nella stessa stanza silenziosa.
      Andammo in città, e portammo il nostro carico all’albergo. Non appena mi fu dato di raccogliere in qualche modo i miei pensieri, mandai a chiamare Joram, e lo pregai di cercarmi una vettura con la quale poter fare il funebre trasporto a Londra durante la notte. Comprendevo che a me solo spettava questa cura, e il penoso dovere di preparare sua madre a riceverlo; ed io ero desideroso di compierlo più fedelmente che m’era possibile.
      Scelsi la notte per quel viaggio, perché non si sarebbero raccolti molti curiosi alla partenza. Ma benché fosse quasi mezzanotte quando uscii dal cortile in una vettura, seguito da ciò che avevo in deposito, molta folla era in attesa.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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