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      Emma, amor mio – disse il signor Micawber, schiarendosi la gola con la sua solennità ordinaria – il mio amico Tommaso Traddles è così gentile da suggerirmi all’orecchio di permettergli di ordinare gl’ingredienti necessari alla composizione di una modesta quantità di quel beveraggio che è particolarmente congiunto, nel nostro spirito, al rosbiffe della Vecchia Albione. Alludo... insomma, al ponce. In altre circostanze, mi farei uno scrupolo di sollecitare il permesso della signora Trotwood e della signorina Wickfield...
      – Per me posso dire – disse mia zia – che brinderò col massimo piacere alla vostra salute e al vostro avvenire, signor Micawber.
      – Anch’io – disse Agnese, con un sorriso.
      Il signor Micawber discese immediatamente al banco, dove pareva perfettamente di casa, e ritornò, nell’istante dovuto, carico d’un boccale fumante. Io non potevo non osservare ch’egli aveva sbucciato i limoni col suo coltello a scatto, che, come coltello d’un perfetto colono, era di una lunghezza di tre spanne, e che egli andava asciugando, non senza qualche ostentazione, sulla manica della giacca. Anche la signora Micawber e i due figliuoli maggiori erano muniti di simili strumenti formidabili, mentre i piccini avevano ciascuno un cucchiaio di legno legato con uno spago alla cintura. Così, forse per avere un saggio anticipato della vita di bordo o della vita coloniale, il signor Micawber, invece di versare il ponce alla signora Micawber e agli adolescenti in bicchieri da vino, dei quali c’era uno scaffale pieno nella stanza, lo servì in alcune orribili tazzette di stagno.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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