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      Traddles scrollò le spalle, senza mostrare il minimo segno di sorpresa. Non ero sorpreso neppur io. Avevo già visto troppe volte simili parodie in azione. Fissammo il giorno della nostra visita, e scrissi la sera stessa al signor Creakle.
      Nel giorno fissato – credo che fosse il giorno dopo, ma non monta – Traddles e io ci recammo alla prigione dove s’affermava la potenza del signor Creakle. Era un immenso e solido edificio, costruito senza risparmio di spese. Non potei fare a meno dal pensare, mentre ci avvicinavamo al cancello, al pandemonio che avrebbe suscitato nel paese quel povero ingenuo che avesse proposto di spendere metà della somma occorsa per quella costruzione, nell’erezione d’una scuola industriale per i giovani o un asilo di riposo per i vecchi meritevoli di aiuto.
      Fummo condotti in una sala che sarebbe potuta stare, tanto era solidamente costruita, a pianterreno della torre di Babele; e fummo presentati al nostro vecchio direttore; che era uno del gruppo lì presente, composto di due o tre della stessa specie d’instancabili magistrati e di alcuni visitatori al loro seguito. Egli mi ricevette con la persuasione d’essere stato lui a formarmi lo spirito a scuola, e d’avermi sempre teneramente amato. Quando gli presentai Traddles, il signor Creakle dichiarò nella stessa maniera, ma con minor enfasi, d’essere stato la guida, il mentore, l’amico di Traddles. Il nostro venerabile istruttore era molto più vecchio, e molto più brutto d’una volta. Il suo viso appariva più repulsivo, con quegli occhi minuscoli, ancora più incassati nelle orbite.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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