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      E appresi che erano il perfetto isolamento dei prigionieri – così che nessuno colà confinato veniva mai a saper nulla dell’altro – e la riduzione dei prigionieri a una sana condizione mentale, a un pentimento e a una contrizione sinceri.
      Dopo aver visitato alcuni individui nelle loro celle e avere attraversato i corridoi sui quali s’aprivano le celle; dopo aver sentito la spiegazione della maniera d’andare alla cappella, e così di seguito, mi parve probabilissimo che i prigionieri sapessero l’un dell’altro più di quanto si credeva, e che avessero certamente trovato qualche sistema di corrispondere insieme. Questo, nel momento che scrivo, è già stato provato, ma siccome sarebbe stato un perfetto blasfema contro il sistema accennare allora a un dubbio simile, mi limitai a cercare, come meglio potei, le tracce del pentimento e della contrizione sinceri.
      E qui di nuovo, m’assalsero dei dubbi. Trovai che prevaleva certa moda di pentimento che rassomigliava stranamente agli abiti e alle sottovesti nelle mostre dei sarti. Trovai che si facevano grandi professioni di fede molto simili – il che mi pareva sospetto – nel fondo e nella forma. Trovai una gran quantità di volpi che denigravano le viti dai grappoli inaccessibili; ma pochissime alle quali si potesse affidare un grappolo a portata di unghie.
      Osservai specialmente che quelli che facevano più ampie professioni di pentimento e di conversione formavano uno speciale oggetto d’interesse; e che la loro millanteria, la loro vanità, la loro smania di grandezza e il loro amore dell’illusione (che molti avevano in misura incredibile, come era dimostrato dalla storia della loro vita), tutto li spingeva a quelle professioni, con grande loro vantaggio.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261