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      Quel mezzo svenimento fece accorrere Peggotty. Nello stesso istante che si rimise, mia zia si volse a Peggotty e chiamandola sciocca, l’abbracciò con tutta la sua forza. Poi abbracciò il signor Dick (che se ne sentì altamente onorato, ma si mostrò molto sorpreso); e poi gliene disse la ragione. Allora fummo tutti quanti felici.
      Non ho mai potuto scoprire se mia zia, nella sua breve ultima conversazione con me, si fosse permessa una pia frode, o si fosse realmente ingannata sulle condizioni del mio spirito. Tutto ciò che m’aveva detto – mi ripeté – era che Agnese stava per maritarsi, e infatti, come sapevo meglio di qualunque altro, la cosa era verissima.
      Quindici giorni dopo eravamo sposi. Traddles e Sofia, il dottore e la signora Strong furono i soli invitati alla nostra pacifica unione. Li lasciammo pieni di gioia, e salimmo entrambi in vettura. Stretta nelle mie braccia, tenevo quella che era stata la sorgente di tutte le mie più degne aspirazioni, il centro della mia anima, il circolo della mia vita... mia moglie! E il mio amore per lei era come fondato su una roccia.
      – Diletto marito! – disse Agnese. – Ora che io ti chiamo con questo nome, ho un’altra cosa da dirti.
      – Sentiamo, amore.
      – È un ricordo della notte in cui Dora morì. T’aveva pregato di farmi andare da lei?
      – Sì.
      – Mi disse che mi lasciava qualche cosa. Immagini che fosse?
      Io credevo d’immaginarlo. Mi strinsi più da presso a quella che avevo lungamente amato.
      – Mi disse che mi faceva un’ultima preghiera, e che mi lasciava un ultimo incarico.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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