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      – Eccetto... – suggerisco.
      – Eccetto la Bellezza – dice Traddles. – Sì. Fu per lei veramente una disgrazia sposare quel vagabondo. Egli aveva certi modi, certo splendore e certa aria di grandezza, che qualunque ragazza ci sarebbe cascata. Ma ora ch’essa è con noi, e l’abbiamo sbarazzata di lui, le faremo riprender coraggio.
      La casa di Traddles è una di quelle che egli e Sofia solevano visitare nelle loro passeggiate, e che idealmente distribuivano fra i componenti della famiglia. È molto vasta, ma Traddles serba le carte nello spogliatoio, e le scarpe dove ha le carte; ed egli e Sofia si restringono alla meglio nella camera di sopra, per lasciare le migliori camere da letto alla Bellezza e alle altre. Non v’è mai una stanza libera in casa; perché la maggior parte delle ragazze sono lì, e sempre lì, per una ragione o per l’altra. Ecco, entriamo, e si precipitano in folla alla porta, a baciare, l’una dopo l’altra, Traddles, fino a soffocarlo.
      Ecco, stabilita lì in perpetuo, la povera Bellezza, rimasta vedova con una bambina; ecco, al pranzo del genetliaco di Sofia, le tre ragazze maritate coi loro rispettivi mariti, e il fratello d’uno dei mariti, e il cugino d’un altro marito, e la sorella d’un altro marito, che mi sembra faccia all’amore col cugino. Traddles, sempre buono e semplice come una volta, siede a un estremità della gran tavola, come un patriarca, e Sofia raggia su di lui dall’altra estremità, a traverso un magnifico spazio sul quale non luce più il metallo inglese. E ora, nel momento di finire, frenando il mio desiderio di continuare ancora, tutti questi visi si dileguano.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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