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      Vostra Signoria adunque non prenderà a sdegno, che non potendo honorar lei, come io debbo, honori del suo nome le mie carte: e risguardi al mio animo piu, che all'effetto.
     
     
     
      In Venetia. A 14 di Aprile. M D L X V.
     
     
      Lodovico Dolce.
     
     
      AI LETTORI.
     
     
      PARRÀ forse ad alcuni, candidissimi Lettori, che sia bassa e vil materia trattar de' Colori. Il che confesso essere in parte: ma havendosi affaticato il suo autore di ricercar la proprietà e il significato loro col testimonio de' Scrittori antichi, cosi Greci, come Latini, questa operetta s'allontana in tutto dal Volgo, trovandovisi per entro alcuni discorsi di cose non così note a ciascuno, e non inutili a chi legge. È ben vero, che nella signification di diverse cose, che si dipartono dal soggetto ordinario di essi Colori, per essere egli potendo grato a tutti, e disceso a certi particolari alcune volte bassissimi. Ma in cio s'è accostato a Luciano, & ad altri festevoli scrittori. Ma con tutto cio vi trappone sempre alcuna moralità per giovare non meno, che dilettare. Ne ha serbato molto ordine, ma detto cio secondo, che ne' veri ragionamenti alla memoria puo sovenire. Non è rimaso ancora, quando gli è venuta l'occasione, di addur qualche Sonetto d'huomini Illustri, & appresso di dichiararlo. Laqual cosa penso, che non devrà dispiacere. Ne solo ha adotti Sonetti; ma etiandio Epigrammi e versi Latini, per far questo Dialoghetto quasi una Selva di varie lettioni. La onde è da credere, che questa sua fatica debba esser da voi abbracciata / havuta cara.


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Dialogo dei colori
di Lodovico Dolce
1565 pagine 133

   





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